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SFUMATURE

 

Gli alunni e le alunne della classe II A della scuola secondaria di primo grado hanno partecipato al Concorso Letterario Nazionale per ragazzi indetto dall’Accademia degli Oscuri di Torrita di Siena, hanno lavorato con entusiasmo e in otto hanno deciso di inviare il loro racconto sul tema proposto dal concorso: “Sfumature”.

L’alunna Sara Giamberardini ha vinto il primo premio nazionale nella categoria B (classi seconde e terze medie). Il 25 maggio si è tenuta la premiazione. Facciamo a Sara i nostri complimenti e pubblichiamo il suo racconto:

Sono un mezzo colore
di Sara Giamberardini
 
-Ehi, giallino, come va? Com’è vivere in una casa popolata da mezzi colori?-
Ridacchia Trevor, colpendomi con forza la spalla.
-Dicono che i Parker abbiano dipinto i muri delle loro camere con colori
inesistenti- Sputa un ragazzo alle sue spalle, guardandomi con disprezzo.
-Dovrebbero denunciare la gente così- Mi provoca nuovamente Trevor.
-Eh dai, giallino, spiegami un po’ cosa sei...- Trevor mi si avvicina, giocando
con un mio ciuffo di capelli -Una strega? Un mostro? Un alieno, forse?-
Avvicina le labbra al mio orecchio -A me puoi dirlo, giallino. Non ne farò
parola con nessuno- Poi scandisce le seguenti parole, e le percepisco come
lame pungenti che mi si conficcano nella schiena: -Giurin giurello-
Rabbrividisco, allontanandomi da lui. Stringo al petto i libri scolastici che
pochi minuti prima ho preso dal mio armadietto.
-Sono Aria Parker, piacere- Faccio un finto sorriso, e corro via da Trevor e dal
suo amico altrettanto raccapricciante.
Corro per i corridoi dell’istituto, cercando di allontanarmi il più possibile da
quei due bulli. Io stessa sono insicura, se ci si mettono anche loro a definirmi
diversa e sbagliata potrei crollare. Mi fermo, il cuore in gola e il respiro
affannato.
-Si ricorda a tutti gli studenti che la partecipazione alla Cerimonia del Test di
questa sera è obbligatoria- La voce della direttrice risuona attraverso gli
speaker al muro.
Mi porto una mano alla testa. ‘Non serve ricordarlo, sono già abbastanza
preoccupata da non poter dimenticare qualcosa di così importante’, penso tra
me e me.
La Cerimonia del Test è un evento annuale organizzato dalla città stessa, che
chiama in causa i ragazzi che hanno compiuto diciassette anni per
determinare la fazione di appartenenza. Difficilmente un Armonico
sceglierebbe la fazione dei Ribelli, perché qui i ragazzi vengono cresciuti con
un certo tipo di cultura, e separarsene risulta insensato a molti, e quando
accade i giornali iniziano a pubblicare articoli come: “I SAGGI SONO
TROPPO SEVERI CON I RAGAZZI?” e allo stesso tempo, durante il periodo
che precede la scelta, ogni gruppo sociale sforna progetti, pubblicità o gadget
per convincere i diciassettenni a scegliere la propria fazione.
 
Ogni anno è uno strazio. Ma stavolta è diverso, stavolta è peggio. Questa
volta io sarò una dei tanti ragazzi che dovranno scegliere. Coco, la mia unica
amica, ha già le idee chiare; mi ha detto che vorrà diventare parte degli
Armonici, che infatti la rappresentano alla perfezione: razionale, educata,
equilibrata, la tipica persona che sistema le cose. Dopotutto la sua famiglia è
parte dei Blu, e non sarebbe potuto essere altrimenti. La mia… la mia è
l’unica famiglia in tutta la città composta da un Ribelle e una Saggia, per
questo i miei compagni mi chiamano “giallino”. Perché tecnicamente io non
sono né parte dei Rossi, né dei Gialli e tantomeno dei Blu. Sono una sorta di
mezzo colore, un mix tra il rosso e il giallo, qualcosa di paranormale, di
inesistente. Non sono niente, non sono nessuno, e qualsiasi scelta io possa
fare stasera, non sarà appartenente alla mia fazione di nascita, perché non
ne ho una. Non c’è un posto per me in questa città, non potrò mai essere nel
posto giusto finché sarò me stessa. La mia testa è piena di domande. Sono
istintiva e coraggiosa, una Ribelle dei Rossi? Sono razionale ed equilibrata,
un’Armonica dei Blu? Oppure sono saggia e alla ricerca della perfezione, una
Saggia dei Gialli? E’ un dilemma senza soluzione, un’operazione senza
risultato. Sono io contro me stessa, una sorta di guerra interiore, solo io
posso scegliere del mio destino.
-Perché ti chiamano giallino?- Domanda una voce alle mie spalle. Mi volto di
scatto. -Esistono veramente i mezzi colori?- Mi imbatto nel viso corrucciato di
un ragazzo in divisa gialla. Un Saggio.
-Davvero non sai chi sono?- Domando stupita. Nella mia scuola sono famosa
per essere “la figlia dei mezzi colori”, e che qualcuno che non è Coco mi
rivolga la parola è un evento straordinario.
-Francamente no...- Lo vedo deglutire, imbarazzato. Sembra sincero, non sta
mentendo. -Perché, dovrei? Hai forse recitato in un film, o scritto un libro?-
Ruota leggermente il capo a destra, lo sguardo confuso e innocente.
-No, no, niente del genere, purtroppo- Sospiro -Sono solo lo zimbello della
scuola.-
Il suo sguardo curioso crolla, gli occhi sprofondano in un mare di dispiacere e
le sue pupille si dilatano. Riesco quasi a vedere il suo cuore distrutto in mille
pezzi come un bicchiere di vetro.
Fa un passo indietro.
-Vai pure a parlare con gli altri, se vuoi. So di non essere granché nel tenere
una conversazione...- Abbasso lo sguardo.
-Posso... posso chiederti perché ti deridono?- Punto gli occhi nei suoi, stupita.
-Perché mia madre è una Saggia...-
-E allora? Anche io sono un Saggio!-
-...e mio padre è un Ribelle-
Le sue pupille si dilatano di nuovo.
 
-Lo so, lo so... sono un mezzo colore...- Gesticolo, trattenendomi dal
piangere.
-Come...- Inizia lui.
-Puoi chiamarmi come ti pare: giallino, stramba, alieno... anche mostro va
bene, ormai ci sono abituata.-
-...Come ti chiami?-
La sua domanda aleggia nel corridoio come una nuvola di fumo nero.
-Aria.-
-Senti, Aria. Sei intelligente?-
-Lo spero...-
-Sei razionale?-
-Immagino di sì.-
-Coraggiosa?-
-No, questo proprio no.-
-Aria, se sei tutte queste cose splendide come dici, se sei intelligente come i
Saggi, razionale come gli Armonici e coraggiosa come i Ribelli, allora sei ben
TRE volte migliore di tutti coloro che possono prenderti in giro e farti del
male.- Sorride lui, facendo sorridere anche me.
-Ma io non sono coraggiosa, te l’ho detto.-
-Oh, sì che lo sei. Se tu fossi priva di coraggio non avresti raccontato il tuo
problema a uno sconosciuto come me.- Dice puntando l’indice contro il suo
petto.
-E poi, ti svelo un segreto: anche io sono una specie di mezzo colore.- Indica
le sue iridi, avvicinandosi al mio viso per mostrarmele. -I miei occhi sono un
mix tra il blu e il giallo.- Li guardo. Non riesco a trattenere un sorriso.
Sembrano rappresentare un nuovo colore, non avevo mai visto niente del
genere prima di ora.
-Sono bellissimi...- Sussurro, ancora incantata dal vedere una sfumatura per
la prima volta.
-Mi stai dicendo... mi stai dicendo che i colori secondari esistono veramente?-
Abbasso la voce per non farmi sentire da chi ci circonda. Lui annuisce.
-Immagino di sì.-
Mi piego in avanti per ammirare nuovamente il colore (se così si può definire)
delle sue iridi, prima che una mano si poggi sulla mia spalla.
-Scusate se vi interrompo, ma avrei bisogno di Aria...- Mi volto. Coco mi
sorride, aspettando una risposta. Annuisco, e lei mi trascina con sé.
-Ci vediamo alla Cerimonia del Test.- Dice lui.
 
-A stasera, allora.-
-A stasera.-
 
* * *
 
Guardo il mio riflesso nello specchio. Non mi sento me stessa, non mi
sembro io. Un vestito bianco candido mi stringe i fianchi, e due tacchi dello
stesso colore spuntano fuori dal lungo abito bianco. Questo è il colore che
deve essere indossato da tutti i ragazzi per la Scelta. Mi sfioro le guance con
le dita; tra poco dovrò colorarle di uno dei tre colori delle fazioni: giallo, blu o
rosso. Chiudo gli occhi, i pensieri altrove.
Gli occhi del ragazzo infestano la mia mente come una canzone ascoltata
troppe volte. Quel colore mai visto, quelle sfumature... sembra un film,
sembra fantascienza.
‘I mezzi colori esistono’.
Riapro gli occhi.
-Trevor Miller.- La voce del sindaco risuona nella stanza, e il ragazzo che
ogni giorno mi prende in giro scende le scale. Impugna il pennello e senza
alcuna esitazione lo intinge nella tempera rossa, per poi passarlo sulle sue
guance e correre verso i Ribelli.
-Ribelli.- Annuncia il sindaco.
Continua così per qualche decina di minuti, fino a quando…
-Aria Parker.- Rabbrividisco. Mi faccio strada tra le file di ragazzi seduti nel
teatro. Tremo come una foglia, il cuore non smette di battermi in petto.
Impugno il pennello e…
Lo intingo nella tempera gialla. -Sono intelligente- Passo il pennello sulle
guance.
Lo intingo nella tempera blu. -Sono razionale- Passo il pennello sulle guance.
Lo intingo nella tempera rossa. -Sono anche coraggiosa, talvolta- Passo il
pennello sulle guance, e i tre colori si mescolano sul mio viso.
Il sindaco resta in silenzio.
Mi volto verso tutti i ragazzi che non hanno ancora scelto.
-Non possiamo essere classificati come dei numeri, non possiamo essere
esattamente come ci dicono di essere. Ognuno di noi ha ideali diversi, volti
 
diversi, capacità diverse. Non possiamo essere un colore solo, non possiamo
essere solo giallo, solo blu o solo rosso. Non possiamo negare di essere
sfumature, colori tutti diversi, colori unici. Ma non siamo colori. Siamo
persone, persone libere e diverse da tutti gli altri.-
Il sindaco schiude le labbra, ma non dice niente.
-I mezzi colori esistono.- Continuo.
-SONO UN MEZZO COLORE!- Urlo, facendo rimbombare la mia voce.
Una ragazza si alza in piedi. -SONO UN MEZZO COLORE!- Mi fa eco.
-SONO UN MEZZO COLORE!- Grida un gruppo di Ribelli.
-SONO UN MEZZO COLORE!- Centinaia di voci diverse si uniscono in un
coro che riempie la stanza come una ventata d’aria fresca.
Corro fuori, mi sento libera come una farfalla e leggera come una piuma.
Corro, corro fino a sentire i battiti del mio cuore. Mi volto; alle mie spalle
ragazzi mi seguono come fossi il loro mentore.
-Comunque il mio nome è Aaron.- Una voce al mio fianco mi fa voltare. Il
ragazzo dalle iridi magiche mi sorride.
-Non si copiano le frasi degli altri, Aria.- Ride, riferendosi al mio discorso al
teatro. Rido a mia volta.
-Ma la frase l’hai detta a me, per cui adesso è anche mia. È questione di
punti di vista-
-È questione di sfumature.-